Né Klein Né Gaudì

by: 
Michele Ciolino


Il velo di Maya ricopre la verità delle cose di Philippe Delenseigne.
Maya è un termine sanscrito che significa illusione. Nella filosofia occidentale il velo di Maya è un concetto introdotto dal filosofo tedesco Schopenhauer: gli esseri umani vivono in un mondo illusorio in cui ciò che appare non è mai ciò che è.
Come un velo l’apparenza esteriore ricopre la verità delle cose.
Il mondo materiale così come lo conosciamo è un’illusione, la verità può essere scoperta solo tramite l’ascesi, andando al di là dei cinque sensi e scoprendo così, nella propria interiorità, la visione delle cose.
Anche per conoscere la verità del lavoro di Delenseigne è necessario “svelare” le sue opere.
In un breve e ironico “dialogo maieutico” intercorso con l’artista, alla mia domanda: “ma questo è il Blu Klein?” Philippe, ironicamente, ha risposto “il blu oltremare preesiste alla creazione di Klein. Per comprendere la forza di questo lavoro artistico, già potente nella sua immediata estetica, bisogna compiere, quindi, un percorso di ascesi. Non un’ascesi mistica ma praticata con metodo socratico appunto utilizzando l’ironia e la maieutica”.
Nè Klein nè Gaudì ma forse anche Klein e Gaudì.
Il blu oltremare che ci conduce alla profondità del pensiero e i pinnacoli di lava colante che evocano le guglie di Gaudì.
Questo appare. Questo è per i cinque sensi. Ma dentro questa potenza c’è di più.
Socrate nel Teeteto racconta di un metodo di dialogo assimilabile al comportamento della levatrice che aiuta gli altri a partorire.
Nella maieutica, attraverso il dialogo, l’interlocutore ricerca dentro di sé la verità determinandola in maniera, il più possibile, autonoma.
È la verità dell’anima quella che l’interlocutore stesso non è consapevole di possedere (“da me non hanno imparato mai nulla, ma da loro stessi scoprono e generano molte cose belle”).
L’arte di Socrate si rivolge alla potenzialità creativa dell’anima in una sorta di antitesi rispetto alle proposte educative cristallizzate in forma di sapere rigidamente predefinito.
Ecco allora che dialogando con Philippe Delenseigne scopriamo la sua vitalità creativa che, pur attingendo dalla storia dell’arte, è connotata da una propria verità d’animo.
Dietro il velo di Maya la verità di un creazionismo cosmico che ci riporta alle domande fondamentali.
La genesi della realtà, intesa come atto creativo, ha origini teologiche o scientifiche?
L’artista appartiene al sistema evolutivo o è il Dio?
Il velo di Maya.